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Al giorno d’oggi avere dati di impatto, più o meno affidabili, sui processi produttivi è quasi una prassi. La vera sfida è capire come utilizzare questi dati sul breve, medio e lungo termine. Qui vi proponiamo un po’ di riflessioni relative alla produzione primaria agricola e zootecnica.

Quanto è il carbon footprint di 1 kg di mele, di 1 litro di latte o di una spigola?
Queste informazioni sono oramai oggetto di studi, pubblicazioni e database e quindi (quasi) di dominio pubblico. Molte organizzazioni di produttori stanno investendo risorse per calcolare i propri dati di impatto o per migliorarne l’accuratezza. Poiché la precisione ha un costo è importante rendere questo tipo di approfondimenti coerenti e funzionali agli obiettivi dei propri studi: in questo senso, la nostra esperienza ci insegna che ci sono tre livelli di complessità di approfondimento, che hanno una relazione con la linea del tempo.

Il primo: ieri e oggi, ovvero la rendicontazione. La disponibilità di dati a consuntivo sui processi produttivi permette agli stakeholder di rendicontare gli impatti ambientali dei propri processi produttivi. Si tratta di informazioni che ci forniscono una fotografia rispetto a quali sono stati gli impatti nel passato o a quali siano nel presente, ma che, se non opportunamente processate, non guidano il produttore verso azioni di miglioramento.

Il secondo: domani. Sono sempre più frequenti i sistemi di supporto alle decisioni (DSS) che aiutano gli agricoltori, e in alcuni casi gli allevatori, a prendere le decisioni tattiche più corrette per la gestione dei propri campi: si tratta di sistemi che mettono in relazione molte informazioni (come ad esempio il meteo o lo stato delle piante) per suggerire all’agricoltore cosa è giusto fare e quando. In questo caso i dati di impatto ambientale possono essere letti sia come un consuntivo, sia come una previsione sul breve termine.

Il terzo: dopodomani. Questa è l’area in cui si inseriscono le decisioni strategiche che quando portano a benefici lo fanno sul medio e lungo periodo. È questo il caso di tutte le pratiche agricole che permettono di aumentare il sequestro del carbonio al suolo, catturando e immagazzinando per lunghi periodi l’anidride carbonica che sta nell’atmosfera, e, in determinate condizioni, creando crediti che gli agricoltori possono vendere o utilizzare per compensare le proprie emissioni.

Non si tratta più quindi soltanto di prendere atto di uno stato passato o presente né di avere chiaro come agire nell’immediato futuro, ma piuttosto di saper costruire proprio nel presente e nell’immediato futuro quelle determinate condizioni che siano funzionali agli obiettivi che ci collocano nel futuro remoto.

Tenere in considerazione questi tre livelli ed agire su tutti e tre contemporaneamente costituisce sicuramente una sfida di non poco conto: Perfect Food e i suoi partner possono aiutarvi a sviluppare una visione che tenga conto del breve, medio e lungo periodo e che vi permetta di procedere verso i vostri obiettivi nella maniera più efficiente.