La conservazione delle risorse naturali, come l’acqua, il suolo e la sua fertilità, quindi la materia organica e i minerali, le piante, gli animali e quindi la conservazione dell’ambiente e della biodiversità che ci circonda è una priorità ai fini della sostenibilità ambientale. L’agricoltura a questo proposito viene considerata un’attività usurpatrice delle risorse, specialmente se eseguita con metodiche poco rispettose della natura, che sfruttano e impoveriscono il suolo. L’agricoltura e l’allevamento, se ben gestiti, rappresentano in realtà delle grandi opportunità per rigenerare le risorse, facendo sì che queste siano disponibili anche per le generazioni future.
Per conservare le risorse ed evitarne il deterioramento o l’estinzione, occorre prima di tutto tenere in considerazione la loro velocità di rigenerazione, in quanto ogni risorsa naturale impiega tempi diversi per rinnovarsi. Le risorse che hanno un ritmo lento di rigenerazione di migliaia di anni sono dette non rinnovabili, mentre quelle con ritmi veloci e quindi in teoria più disponibili sono considerate rinnovabili. In realtà oggi anche la disponibilità delle risorse rinnovabili è diminuita, in quanto la loro velocità di estrazione e consumo da parte dell’uomo è maggiore della loro velocità di rigenerazione. Ecco perché serve un loro utilizzo razionalizzato, per evitarne un eccessivo sfruttamento e arrivare alla loro conservazione nel tempo.
L’utilizzo dei terreni per l’agricoltura, ad esempio, può causare il deterioramento delle risorse, con perdita di fertilità del suolo e aumento dell’inquinamento ambientale. Un modo per ridurre impatti dell’agricoltura è quello di limitare il numero delle operazioni agricole come l’aratura e i passaggi in campo durante i trattamenti di concimazione e l’uso di fitosanitari.
A tal fine occorre mettere a punto pratiche non invasive, che sfruttino le risorse al minimo, aspettando il loro tempo di rigenerazione. Per evitare il degrado dei suoli agricoli è indispensabile una corretta gestione dei terreni, con colture a rotazione alternata, diminuendo fino ad evitare completamente l’impiego di fertilizzanti chimici e agrofarmaci. Introducendo pratiche agro-ecologiche e lasciando riposare gli appezzamenti alternandone la coltivazione in modo attento e pianificato sono metodi che consentono un’armonia tra agricoltura e conservazione delle risorse naturali.
Tutte queste pratiche fanno parte della cosiddetta “agricoltura rigenerativa”, che prevede la riduzione dei fertilizzanti e la conservazione degli elementi nutritivi attraverso tre principi:
- tenere il suolo coperto tutto l’anno,
- minimizzare il disturbo del suolo,
- massimizzare la diversità delle colture.
La presenza del bestiame è una parte fondamentale per riutilizzare tutti i nutrienti in modo rigenerativo e mantenere le radici vive. Nel ciclo chiuso dell’allevamento non viene sprecato niente: gli scarti alimentari vengono usati per nutrire gli animali, mentre il letame viene riutilizzato come fertilizzante organico. Grazie all’allevamento del bestiame, i nutrienti nel suolo come azoto, fosforo e soprattutto carbonio vengono reintegrati.
Infatti, nonostante agricoltura e zootecnia siano una fonte di gas serra, i processi sono in grado di assorbire parte delle emissioni con un flusso ciclico regolato da un continuo scambio tra piante, animali e l’ambiente circostante. In pratica, agricoltura e zootecnia sono le uniche pratiche umane in grado di assorbire carbonio, oltre che generarlo. L’agricoltura del futuro dovrà essere sempre più orientata alla sostenibilità e alla conservazione delle risorse e l’equilibrio con la zootecnia è la chiave, insieme ad altri strumenti, per evitare l’uso massiccio di sostanze chimiche, l’inquinamento dell’acqua e dell’ambiente.
Grazie ad esempio a tecniche biologiche, genetiche e di precisione, l’agricoltura è in grado di evitare o curare le malattie grazie all’utilizzo di molecole di origine naturale, come biostimolanti che rendono le piante più forti e meno soggette agli stress e ai parassiti e più competitive con la flora spontanea infestante, oppure feromoni o insetti che funzionano come trappole per confondere le specie nocive per le piante coltivate o per limitare gli attacchi fungini. Le moderne tecniche genetiche e di biologia molecolare prevedono invece di selezionare le varietà di piante più adatte per rispondere in modo più efficiente a problematiche specifiche come malattie, parassiti, siccità o i cambiamenti climatici in generale. L’agricoltura di precisione, infine, è molto utile per le attività di difesa, perché con modelli matematici applicati ai dati, con l’impiego di immagini aeree da satelliti o droni e con sofisticati Sistemi di Supporto alle Decisioni (DSS), è possibile prevedere il rischio di infestazioni specifiche in coltivazioni o frutteti.
Un altro dei temi più rilevanti è sicuramente la conservazione della risorsa idrica, vitale in agricoltura per la crescita delle piante e che sta diventando sempre più scarsa. Risparmiare acqua tramite lo sviluppo di progetti per la gestione dei bacini idrici e tutelare la sua qualità evitandone l’inquinamento è fondamentale. Anche qui la tecnologia è di grande aiuto, grazie allo sviluppo di nuove tecniche di irrigazione ad alta efficienza, diverse in base al tipo di coltura e alla fonte idrica utilizzata. Ad esempio, quella a goccia permette di somministrare l’acqua in modo molto localizzato nelle zone del terreno contigue alle radici, in modo da ridurre al minimo gli sprechi.
Al fine della conservazione del territorio, della biodiversità, quindi delle diverse specie viventi, delle loro risorse genetiche e degli ecosistemi, la visione bucolica dell’agricoltura oggi molto in voga non è utile. Lo sono molto di più tecnologie digitali, informatica e comunicazione. L’agricoltura attuale e futura è quella che vede professionisti consapevoli che le loro scelte hanno un impatto fondamentale nella conservazione dell’ambiente naturale. L’incontro tra agronomi, informatici e comunicatori potrà permettere di aiutare gli imprenditori agricoli nelle loro scelte tattiche e strategiche orientate alla sostenibilità.